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Alberti, Carlo (1924-2016)

Carlo AlbertiVo’ con l’Inverna …

La data, di cui ricorre il novantesimo, è il 12 – 12 – 1924, ovvero la nascita di Carlo Alberti, libraio-editore di Verbania, che, tra gli altri meriti, ha quello di aver fondato insieme ad alcuni amici la rivista Verbanus e la Società dei Verbanisti. L’anno 2014 tuttavia, ha altre due ricorrenze: quella dei sessant’anni di attività commerciale del “nostro” a Intra e il mezzo secolo del negozio in corso Garibaldi, angolo piazza San Vittore. Volendola scrivere, la storia di questo signore che onora della sua presenza costante un angolo appartato della sua libreria, non si saprebbe dove trovare il bandolo, tanto è un intreccio di libri, di montagne e di laghi.

Tutto cominciò con una traversata, quella del padre di Carlo, Alberto, che, nativo di Laveno (1887) frequentò il corso di meccanica all’Istituto “Cobianchi” di Intra e dopo la prima guerra mondiale si portò su tutt’altro lago, a Omegna, dove era impiegato alla De Angeli Frua.

Dopo una breve parentesi sulla “sponda magra”, dovuta alla crisi del ’29, Alberto ritornò a Omegna, dove nel 1939, lasciata la società con cui gestiva tipografia e libreria, continuò con i figli l’attività con la sola libreria. Fu una scelta felice, perché – racconta Carlo – «nel ’41, con l’arrivo in città del Comando della Divisione Alpina Taurinense, data la presenza degli uffici dei vari comandi e di molti ufficiali, era aumentata la richiesta di libri e di cancelleria».

Carlo già dal 1936 (ovvero dai suoi 12 anni) era iscritto al CAI e partecipava soprattutto alle attività che si svolgevano in montagna. Le imprese relative a questa sua giovanile passione sono tutte ben documentate in un ricchissimo archivio fotografico che cura personalmente.

Di quegli anni ricorda soprattutto la salita al ghiacciaio delle Locce sul Monte Rosa e la marcia da Ornavasso a Omegna, passando dalla bocchetta del Massone, dalla valle Strona e da Quarna; tutto in tredici ore. La dimestichezza con le escursioni ebbe una sua utilità quando Carlo, di leva negli alpini del Battaglione “Intra”, fu sorpreso dall’armistizio dell’8 settembre nella caserma Testafochi di Aosta e riguadagnò casa dopo cinque giorni di viaggio attraverso le montagne.

La grande cartolibreria (circa 100 mq) di nuova concezione, che prevedeva uno spazio-salottino per i clienti, dal ’42 era diventata un riferimento per gli intellettuali e gli studenti universitari di Omegna e ben presto divenne punto di incontro dei renitenti. Lo stesso Carlo e suo fratello Luigi si aggregarono ai gruppi che si stavano formando in montagna e avevano basi negli alpeggi sopra Quarna e in valle Strona.

Durante una delle occupazioni simboliche della città da parte del “Capitano” Beltrami, Carlo commise una “bravata” che in seguito gli costò l’arruolamento forzato nell’esercito di Salò. Di quel periodo e di ciò che seguì ha scritto personalmente in un memoriale (pubblicato di recente nella raccolta “Testimonianze di Resistenza”): il nodo alla gola per trattenere le lacrime al momento della partenza per la Germania, l’esperienza sul fronte, la diserzione dalla linea gotica e il ritorno in montagna, per aggregarsi alla formazione di Bruno Rutto, nella Brigata “Quarna”.

Dopo la liberazione di Omegna e la sfilata a Milano, Carlo tornò a occuparsi della libreria, che durante l’occupazione nazista era stata dormitorio per i militi e aveva avuto un posto di blocco sulla porta.

Ripresero le iniziative, come la possibilità di ascoltare musica classica, l’organizzazione di mostre e di trasferte alla Scala di Milano, la presentazione di libri. Il negozio, frequentato dagli appassionati di cultura e dagli universitari, funzionò anche come sezione-staccata del CAI di Omegna, grazie alla passione di Carlo per l’alpinismo. Nel ’45 ripresero ovviamente anche le escursioni: Capanna Sella, Pizzo Bianco e, a Ferragosto del ’46 la vetta del Cervino, con partenza da Macugnaga. «Ho fatto tutte le punte del Rosa – racconta Carlo – eccetto la Nordend e due volte la Mer de Glace con gli sci nella stessa mattinata».

Con il matrimonio con Bice Gervasoni, nella chiesa del Sacro Monte di Orta nel settembre del ’54, Carlo, che desidera avere una propria azienda, si trasferisce da Omegna. La scelta cade – e non poteva che essere così – su Intra, dove il 12 dicembre del ’54 – data scelta non a caso – viene inaugurata la nuova struttura, che ha le stesse caratteristiche di “apertura” ai clienti di quella di Omegna. «Hic manebimus optime» scrive un amico bene augurante sul libro dei ricordi di quell’evento. Padrino

è lo scrittore Giovanni Cenzato. Seguono mostre (ad esempio con un gruppo di pittori “spazialisti”), incontri, conferenze (sulla teoria della relatività di Einstein, sulla poesia di Garcia Lorca, sull’arte gotica) in quello che diventa il “centro culturale Alberti”.

Carlo vi trasferì anche quell’esperienza di libreria “aperta”, con i clienti che accedono direttamente agli scaffali. Il motivo di tale scelta è facilmente intuibile. «Quando qualcuno mi chiedeva un libro – racconta - lo mandavo nel relativo settore a cercare, dicendo vada avanti, cerchi lei, io arrivo subito … quasi sempre il cliente arrivava con più di quanto pensasse di acquistare».

Dieci anni dopo, nel ’63 il negozio si trasferisce in posizione ancor più centrale, all’angolo di piazza san Vittore. Sono pochi passi dalla vecchia sede, ma lo spazio è moltiplicato (circa 250 mq). L’inaugurazione è il 16 maggio del ’64: intervengono gli scrittori Bonfantini e Porzio; i giornali scrivono di “una libreria-salotto, per diffondere tra i verbanesi l’amore al libro e alla lettura”. Intanto dal ’62 Alberti è nel Consiglio Nazionale dei Librai, dove resta una decina d’anni. Nel ’66 la sua struttura è premiata con medaglia d’oro dalla Camera di Commercio.

Nel 1970 altra rivoluzione, questa volta all’attrezzatura del negozio, che viene completamente rinnovata. L’idea nasce durante la visita alla Fiera del Libro di Francoforte: abolizione dei cassetti e merce tutta in vista, colore uniforme e chiaro per gli arredi. Dopo i lavori la libreria è il trionfo del bianco, ha un chilometro di scaffali ed è un esempio, tanto che vengono da tutt’Italia a vederla. In un contesto bianco i colori dei libri risaltano, la merce è valorizzata. I risultati non si fanno aspettare e le vendite subiscono un’impennata.

E fu quel guadagno a consentire al libraio di tentare la sorte di editore.

Cominciò nel ’67 con delle ristampe: “Il Verbano” del Morigia, poi i quattro volumi del De Vit, che allora erano gli unici titoli sulla storia del lago Maggiore. «Mi sembrava giusto accontentare i clienti desiderosi di documentarsi sul territorio», ricorda. Poi le singole pubblicazioni si moltiplicarono, perché gli studiosi di storia potevano contare su un editore motivato.

Volendo continuare a pubblicare, fu necessario dotarsi di un logo accompagnato da un motto. L’intento di Alberti era occuparsi del lago, e per lago intendeva non solo quello di Orta, sulle rive del quale è nato e si è sposato, ma anche e soprattutto il grande Verbano, per il quale ha una vera predilezione, perché vi sono le sue radici; un lago che, come tutti gli altri, ha i suoi motivi e le sue storie.

Ci si misero in quattro: Pierangelo Frigerio, Pier Giacomo Pisoni, Franco Vercelotti e don Claudio Mariani. Costoro, appassionati di storia e di lettere, insieme a Carlo – che volle essere menzionato sempre anche come libraio, perché come tale avvenne la sua prima formazione – pensarono a come far distinguere, nell’universo mondo degli editori, uno che volesse essere editore di lago.

Fu Vercelotti a suggerire l’endecasillabo “vo’ con l’Inverna e con la Tramontana”, citando due dei principali venti che spirano sul Verbano.

Venti del lavoro, perché, da quando le acque di questo lago sono abitate e percorse, muovono le barche in su o in giù, verso nord o verso sud.

Per i pescatori innanzi tutto, ma anche per il trasporto di ogni genere di merce, quindi a pieno titolo venti del commercio. Memori di tempi lontani, Inverna e Tramontana, quando la più comoda e veloce percorrenza intorno al lago avveniva sull’acqua e la litoranea, come la conosciamo noi, era di là da venire, e … venti prosperi alquanto, a sentire la soddisfazione di Alberti. Fortuna di un endecasillabo! Gli amici che inventarono il motto per la neonata editrice Alberti Libraio-Editore di Verbania non potevano certo immaginare con quanta forza avrebbero soffiato quei venti, che da quasi quattro decenni soffiano anche per il lavoro culturale legato alla produzione e al commercio di libri. Quel motto fu dunque di buon auspicio.

Ricorda Carlo Rapp, pittore e grafico di origine intrese, legatissimo al Verbano e a Carlo, che, ingaggiato per ideare e realizzare il logo del libraio-editore, gli fu suggerito di adottare la forma elegante dell’ellisse, ché tanta prosperità aveva portato in quel di Torino. Così pensò subito a un disegno bianco in campo nero, per dare maggior risalto, e gli venne da inscrivervi la vela quadra del burchiello con lo storico timone dalla lunga barra, che consente di governare meglio l’imbarcazione quando si è soli a remare. Fu così che “Vo’ con l’Inverna” divenne l’endecasillabo della fortuna, per una professione (libraio) che ne sviluppava un’altra (editore). A chi gli domanda come si è orientato nella scelta dei testi da pubblicare, Carlo risponde senza esitare di essere rimasto fedele a laghi e montagne. La vocazione per torchi e rotative, composizione e impaginazione risale a quando Carlo, quattordicenne, lavorò come apprendista nella tipografia che i suoi avevano in società con Luigi Vercelli.

L’attenzione alla storia locale favorì lo svilupparsi di un cenacolo di studiosi e ricercatori, che nel ’79 fondarono la rivista Verbanus e due anni dopo il sodalizio per la storia, l’arte, la cultura del lago Maggiore, ovvero la Società dei Verbanisti; poi nel 1986 Romano Broggini istituì la sezione del Locarnese. Trentacinque (con questo) i volumi di Verbanus e più di trecento i titoli del catalogo Alberti. Le collane sono ormai numerose; citiamo le principali: “Pubblicazioni storiche della zona Verbanese”, “Aria di lago”, “Artisti di Verbanus” (con le monografie su Ranzoni, Rapp, Troubetzkoy, Aubel), “Verbano Illustrato”, “Barcheggio” (dedicata alle opere di Carlo Rapp), “Guidalberti”, “Lago d’Orta-Cusio”, “I libri dell’Inverna”, “Tramontana”, “Resistenza”.

In più di mezzo secolo sono nati anche il Premio Verbanus-Alberti per tesi di laurea di argomento locale e il Premio Letterario Lago Maggiore, iniziative che si sono interrotte col venir meno di adeguato sostegno finanziario. Carlo è stato anche ideatore del servizio del libro parlato (filiazione del Lions Club, di cui è socio fondatore), servizio di letture registrate per non vedenti, sostenuto dalla Fondazione Hollman di Cannero Riviera. Nel 2003 è arrivata anche la benemerenza Città di Verbania, riconoscimento della città ai suoi meriti.

Da tempo a dirigere il negozio Carlo ha chiamato la figlia Raffaella, a cui dallo scorso anno ha “passato” anche l’impegno della casa editrice; in libreria però ha mantenuto il suo strategico posto d’angolo, accanto al settore della prediletta storia locale.

Paola Giacoletti
Pubblicato su Verbanus 35-2014

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