Pallanza, 5 dicembre 1830
|
Pallanza, 24 gennaio 1906 |
Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino (1857), in questo Ateneo collaborò con i professori Berutti e Moleschott, pionieri della fisiologia italiana. Nominato libero docente di Istologia a Torino, nel 1870 si trasferì a Roma incaricato dal Ministero della Pubblica Istruzione di allestire presso l’Università romana un Laboratorio di fisiologia. L’anno seguente fu nominato professore straordinario di Fisiologia e nel 1881 titolare della cattedra di Istologia e Fisiologia generale. Ritiratosi dall’insegnamento a causa di una grave malattia cardiaca si trasferì prima a Genova (1894), poi defitivamente a Pallanza (1896) dove rivestì la carica di presidente della Congregazione di Carità. Autore di numerose opere scientifiche. Dal 1872 membro della Reale Accademia dei Lincei. Commemorazione del Prof. Comm. Aliprando Moriggia pronunciata in Pallanza addì 24 Gennaio 1907 dal Cav. Dott. Guglielmo Massazza medico Chirurgo Primario dell’Ospedale Civico Castelli (Premiata Tipografia Eredi Vercellini, Pallanza 1907) «Da Carlo Moriggia e Rosa Grandi, nel giorno 5 Dicembre dell’anno 1830, in Pallanza, ebbe i suoi bnatali il professor Aliprando Moriggia. Di ingegno svegliato, appassionatissimo per gli studi, in questa sua città nativa frequentò le scuole primarie e quindi percorse tutti gli studi classici distinguendosi così alla fine di ogni anno scolastico noi vediamo sempre il suo nome onorato coi primi premi. Terminati gli studi Filosofici, nell’anno 1851 si inscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza della Regia Università di Torino; ma fin dai primi mesi, comprendendo di non sentire inclinazione per tali studi, domandò ed ottenne di passare alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Qui trovò nell’elemento che più si confaceva alla natura sua indagatrice, e coll’ardore giovanile, evitando le molteplici e talora irresistibili distrazioni che offrono i grandi centri di vita Universitaria, anche perché non voleva essere di soverchio peso ai genitori di condizioni finanziarie piuttosto ristrette , tutto e con tale costanza si dedicò agli studi prediletti che il 21 Luglio 1857, potè conseguire la Laurea in Medicina e Chirurgia, e nell’anno seguente il Diploma in Ostetricia. In questo stesso anno 1858 vinceva il premio assegnato dal Governo per il miglior lavoro sul tema “Dell’influenza delle filande dei bozzoli da seta sulla salute pubblica”. Conseguito il titolo accademico che l’autorizzava al libero esercizio dell’arte Medica, una lotta dentro Lui si accendeva: continuare gli studi prediletti, costringendo a nuovi e gravi sacrifici la famiglia, oppure darsi all’esercizio pratico e riuscire di sollievo, invece che di peso, a’ suoi cari? Nella lotta vinse il cuore, e subito dopo vediamo il Moriggia che esercita l’arte Medica a Ceresole. Ma l’alba del 1859 sta per spuntare, e se l’amore per la famiglia su questo cuore nobile e sensibilissimo ebbe tale potenza da deviarlo da’ suoi prediletti studi per l’esercizio di un’arte che non l’attraeva, un altro amore ben più intenso e possente nell’animo generoso e pieno di giovanile entusiasmo subentrava prendendovi il sopravvento: il sacro amore di patria! E noi vediamo quel giovane Medico Condotto di Ceresole, che già parecchi anni prima, insieme ad alcuni suoi compagni di studio del Collegio di Pallanza, aveva abbandonato la Casa Paterna per arruolarsi volontario un po’ prima della battaglia di Novara, licenziarsi dal posto per correre Medico Militare volontario durante la guerra. Che il nostro giovane Ufficiale abbia fatto prodigi di abnegazione e di valore durante la Campagna del ’59 ben chiaramente lo dicono le attestazioni di alta benemerenza avute dai superiori tutti e le medaglie Commemorative d’Italia di Napoleone III e dei Veterani di cui venne fregiato. Appena terminata la guerra, non sentendosi attratto dalla carriera militare, la quale pure, specialmente in quei tempi, avrebbe potuto procurargli un avvenire brillante, ritornò in Torino dove facilmente ottenne la nomina di Medico di Beneficenza, e come tale si distinse prestando efficientemente l’opera sua in un’epidemia di Colera che in quei tempi travagliò la città. Ma l’ideale suo era ben più in alto: la scienza pura, le indagini intese a penetrare i misteri della natura umana lo attraevano in modo irresistibile. Della pratica, raddoppiando la sua attività, si occupava solo in quanto era necessario per non gravare sul bilancio poco florido della sua famiglia: ed è per questa spiccata e ben nota sua attitudine che il Berutti, Professore di Fisiologia, nel 1861 lo nominava suo assistente, e subito dopo il Moleschott, fisiologo sommo che succede al Berutti sulla Cattedra di Torino, lo conferma e lo tiene suo prezioso e valido aiuto fino al 1870. . . . . il Moleschott a Torino e l’Oehl a Pavia, quasi contemporaneamente fondano i primi Laboratori di Fisiologia e di Istologia, nei quali, col sussidio di potenti mezzi di ricerca, si incomincia ad investigare quelle Leggi della natura che sole dovevano formare la base delle scienze positive e ricondurre sulla retta via la Medicina traviata dalle teorie Rasoriane. In mezzo al nucleo di studiosi che succhiarono da quelle due rigogliose fonti i primi elementi di quella scienza che dì poi, specialmente col Bizzozero di Torino e col Golgi di Pavia (quello stesso Golgi che pochi fa conquistò la Palma della Medicina vincendo il Nobel) doveva dare all’Italia nostra uno dei primi posti fra le nazioni scientificamente evolute, troviamo anche il nostro Moriggia. Egli infatti, col ricco corredo di cognizioni che aveva saputo procurasi colla ferrea volontà e collo studio assiduo ed indefesso, ben preparato entrava in campo per combattere le prime battaglie contro le malefiche teorie, e sotto l’alta Direzione del Moleschott in Torino concorreva a far nascere quella scintilla che, rapidamente espandendosi per tutta l’Italia, tanta luce di verità doveva produrre da diradare, nel volgere di pochi anni, le tenebre che offuscavano la scienza nostra ritornandola allo splendore del periodo suo più bello. Da poco meno di due anni il Moriggia è assistente del Moleschott e ben nove lavori importantissimi, riguardanti per la massima parte argomenti di Fisiologia e di Anatomia microscopica, vedono la luce, tanto che la Facoltà Medica di Torino, ammirata e compresa dell’attività scientifica ed attitudine didattica dall’assistente già dimostrata coadiuvando l’illustre Maestro, lo onora incaricandolo di un corso libero di Istologia, corso che fu ripetuto per alcuni anni di seguito con lode somma e con profitto grande degli studenti che lo frequentarono. E vediamolo, o signori, coll’occhio della mente il nostro giovane scienziato il quale, assorbito ed assimilato tutto il vero ed il bello che dallo studio della natura col moderno indirizzo era scaturito, sta vittoriosamente lottando in mezzo ai colleghi, agli studenti, in seno alla stessa Società ed Accademia di Medicina colla parola sua facile, persuasiva, colla critica serrata e colle argomentazioni inoppugnabili, apostolo caloroso e convinto delle idee e che formeranno presto la base solida del moderno nostro patrimonio scientifico! E non lo ricordate, colleghi dell’ospedale, nelle indimenticabili conversazioni mattutine, con quanta intima compiacenza il nostro compianto Presidente rievocava quei primi anni della sua carriera scientifica? Non ricordate gli episodi, talora gustosissimi, che scaturivano dalle discussioni fra il nostro giovane scienziato, forte della sua moderna coltura, e certi professori saliti in fama, seguaci ciechi delle teorie dominanti? Eccola, o professor Pasero, la causa della vostra dermite, esclamava pel primo in una seduta della Società Medica il nostro Moriggia mostrando al microscopio l’acaro della scabbia! Eliminate la causa uccidendo il parassita ed avrete ottenuta la guarigione! Ma la funesta teoria Rasoriana ancora resisteva; l’infiammazione non poteva essere vinta che col salasso e si continua a dissanguare. L’individuo è morto ma l’infiammazione è vinta!!! Ma i germi che i seguaci del nuovo indirizzo positivo man mano andavano seminando in Italia e fuori germogliavano e ben presto dovevano produrre i desiderati frutti. Arriviamo al 1870: il nome del nostro Moriggia non solo è favorevolmente conosciuto nel mondo scientifico ma si impone così che il Ministero della Pubblica Istruzione lo chiama a Roma, siccome il più indicato, per fondarvi un Laboratorio di Fisiologia, scienza eminentemente sperimentale che nell’Università Romana ancora veniva insegnata in forma teorica: contemporaneamente gli veniva affidata la Direzione del Laboratorio e l’incarico dell’insegnamento dell’Istologia. L’attività già grande del nostro Meriggia è reca più intensa dalla fiducia che in lui era riposta coll’onorifico incarico, tanto che in tempo brevissimo il nuovo Istituto di Fisiologia Sperimentale Romano viene inaugurato non solo ma proclamato tra i migliori d’Italia. L’anno appresso il Moriggia viene nominato professore straordinario di Fisiologia. E’ appena entrato a far parte del corpo insegnante Universitario Romano e lo vediamo designato a pronunciare il discorso per la solenne inaugurazione dell’anno scolastico. Sentite la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 16 Novembre 1871 come ne parla: “Stamane alle ore 10 ebbe luogo nella Regia Università la solenne inaugurazione dell’anno scolastico: v’interveniva, rappresentante il Ministro, il Segretario Generale del Ministro della Pubblica Istruzione commendator Cantoni; ai suoi lati stavano il facente funzioni di Sindaco cavalier Crispigni, i Membri del Parlamento, invitati e studenti sedevano di rimpetto. Aliprando Moriggia diceva la sua orazione inaugurale svolgendo ampiamente e con opportuna erudizione il tema della armonia necessaria a far compiuta e feconda l’educazione fra la mente ed il corpo, fra lo sviluppo intellettuale e fisico. L’adunanza salutò con vivi applausi questa orazione. . .” Era questo, o Signori, il primo discorso inaugurale fatto in Roma italiana dopo la caduta del potere temporale. E vedete coincidenza che deve risvegliare palpiti di vivissimo compiacimento in tutti i cuori Pallanzesi. Mentre un figlio dilettissimo di Pallanza, il Generale Cadorna, a capo dei Soldati d’Italia, squarciate, in vicinanza di Porta Pia, le mura di Roma Pontificia, per l’aperta breccia, sventolando il vittorioso tricolore Italiano, entrava in quella Roma Eterna ormai diventata la Capitale della Nuova Italia; un altro figlio di Pallanza, il nostro prof. Moriggia, dalla Cattedra del Palazzo della Sapienza della nuova Roma Italiana, per la prima volta pronunciava quel discorso profondo per l’erudizione e caldo per amor patrio, inteso ad incitare i giovani figli d’Italia a curare la educazione della mente insieme e del corpo, dovere sacrosanto pel novello popolo che aveva l’obbligo di conservare temuta e grande quella Patria fatta una ed indipendente per mirabile e gloriosa epopea di eroismo, di senno e di virtù. Il professor Moriggia alla coltura profonda ed estesa univa non comuni doti d’insegnante. Infatti alle sue dotte, chiare ed ordinate lezioni, illustrate sempre da molti preparati microscopici e da esperienze fisiologiche, accorrevano numerosi gli studenti i quali rimanevano ammirati non solo della straordinaria attività che dispiegava nell’organizzare in modo sempre più perfetto il laboratorio e la scuola, ma anche della sua grande bontà d’animo e della insuperabile gentilezza nei modi. Verso la fine dell’anno 1878, desiderando il professor Moleschott di essere trasferito alla Cattedra di Roma, il De Sanctis, Ministro della Pubblica Istruzione d’allora, pregò il nostro Moriggia di cambiare la Cattedra col maestro. Il Moriggia, allo scopo di assecondare il desiderio di Colui pel quale conservava sempre una religiosa deferenza; ma desiderando, d’altra parte, per ragioni sue personali, conservare la residenza di Roma, si accontentò di dividere col Moleschott l’insegnamento della Fisiologia conservando per sé la Direzione del Laboratorio e l’incarico dell’Istologia. In tale posizione rimase fino al 1881, epoca in cui, il professor Guido Baccelli, Ministro della Pubblica Istruzione, cogliendo l’occasione della morte del professor Boll, compiendo un atto di giustizia, rimetteva il Moriggia nella sua primitiva posizione indipendente nominandolo titolare di una Cattedra di Istologia e Fisiologia Generale, creata a Roma ad imitazione di quella tenuta in Francia da Cl. Bernard, affidandogli altresì l’incarico della Tecnica Microscopica. Da allora, scrive il professor Magini, il nostro Moriggia raddoppio la sua attività sia nelle lezioni sperimentali sia negli esercizi di tecnica microscopica, addestrando gli allievi più diligenti nelle più difficili ricerche istologiche, con pazienza ed abilità veramente ammirevoli, tanto che si può dire, affermando la pura verità, che Egli rappresenta il punto di partenza, il germe fecondo, dal quale sorsero tanti distinti micrografi che onorano ad un tempo l’insigne maestro e la Università Romana. Con le dotte sue lezioni sperimentali sui fenomeni della vita e sul loro substrato materiale contribuì potentemente al rinnovamento degli studi biologici, e con tale opera altamente benefica ed utile, concorse efficacemente a diradare le tenebre della superstizione e del dogma, meritando così la imperitura riconoscenza della società civile. Ma purtroppo anche la fibra robusta del Moriggia doveva risentire l’influenza di un lavoro che da più di un trentennio senza tregua, con sempre crescente intensità, andava esplicandosi. Nel 1890, in conseguenza di una malattia di cuore che da qualche tempo lo tormentava, chiese di essere temporaneamente sostituito nell’insegnamento colla speranza di poter, in tempo non lontano, riprendere le sue lezioni. Ma oltre non sorreggendolo la sua salute troppo scossa col 1° Febbraio 1894 decise di ritirarsi definitivamente dall’insegnamento e si stabilì, prima a Genova fino al 1896, epoca in cui fece stabilmente ritorno alla Casa paterna nella sua amata Pallanza. Della straordinaria attività scientifica del professor Moriggia fanno fede altresì le importanti e numerose pubblicazioni, circa 70, delle quali non poche furono premiate dal Ministero della Pubblica Istruzione e dalla Accademia dei Lincei. Il professor Moriggia fece parte di moltissime Commissioni per la scelta dei candidati alle Cattedre di Fisiologia, Istologia ed Igiene; frequentemente era nominato relatore nelle più importanti questioni che sorgevano in seno alle Società ed Accademie di cui era membro stimato, e per la ben nota sua valentia e scrupolosa correttezza spesso veniva incaricato di redigere le più astruse e delicate perizie Medico – Legali. Ed a suo grande onore mi compiaccio qui ricordare la di Lui nomina a Membro della Commissione che, per incarico del Ministro di Grazia e Giustizia, doveva studiare l’importantissima questione dei Veleni cadaverici e degli avvelenamenti. Gli uomini più chiari della nostra Penisola erano chiamati a quell’ufficio, ed il nostro Moriggia, per la parte importantissima che vi sostenne, insieme agli illustri Toscani, Mosso, Paternò e Selmi potentemente contribuì alla compilazione di quella circolare Villa che ancora oggi costituisce il criterio più sicuro che la Giustizia punitiva dispone per lo studio dei reati di veneficio. Modestissimo, pago dell’intima soddisfazione di chi ha la coscienza di aver compiuto il proprio dovere, non ambì né sollecitò mai onoreficienze: era però ben naturale che queste venissero a Lui. Ed infatti mentre nel 1870 su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, lo vediamo da Sua Maestà Vittorio Emanuele II creato Cavaliere della Corona d’Italia e sei anni dopo Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro, nell’anno 1894, sempre su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione da Sua Maestà Umberto I veniva nominato Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Né a Lui fecero difetto attestazioni di benemerenza ben più gradite al suo cuore perché segno dell’alta considerazione in cui era tenuto dal colleghi d’Italia. Infatti, mentre già fin dal 1866 lo vediamo Socio Ordinario dell’Accademia Medica di Torino, della quale in seguito fu anche Segretario particolare e generale, nell’anno seguente anche l’Accademia Medica di Ferrara lo nominava suo Socio Corrispondente. Nel 1871 venne nominato Membro dell’Accademia Medico – Chirurgica di Perugia e nell’adunanza del 7 Gennaio 1872 la Reale Accademia dei Lincei eleggeva fra i suoi 30 Membri Ordinari il chiarissimo Fisiologo Professor Aliprando Moriggia. Fu altresì Socio fondatore dell’Accademia di Medicina di Roma, della quale vestì anche la carica di Vice – Presidente, della Società Italiana d’Igiene, e nell’anno 1904 ancora veniva nominato Socio della Regia Accademia Medica di Genova. Tale fu, o Signori, l’uomo al quale oggi qui portiamo il nostro modesto tributo di onore. Il suo nome è scritto a caratteri indelebili ed è segnato ad esempio alle giovani generazioni insieme a quello de’ Grandi che tanto contribuirono a tener alto il nome d’Italia nelle Mediche discipline». |
Elenco delle pubblicazioni del prof. Aliprando Moriggia: |
[Leonardo Parachini] |